Mi ricollego al post di Elisa sulle sagre di luglio e vi racconto cosa ne penso.
Le sagre in Maremma portano l’estate prima ancora delle temperature bollenti.
Ci si diverte, c’è gente ed è un occasione per fare qualche zingarata fuori porta.
Tornare dopo una giornata al mare e rifugiarsi a festeggiare in qualche paesino è davvero una bella abitudine che solo chi sta in Maremma può permettersi regolarmente. Alle sagre si passeggia, si comprano cianfrusaglie, si parla con tutti, si beve, si mangia, si balla. Si balla il liscio, che io ho quasi sempre osservato da lontano. Esistono alcune sagre e feste del vino dove si è tentato di ovviare ad una tradizione consolidata ( quella della tastieraccia e delle basi elettroniche, a volte delle fisarmoniche ), in favore di band poligeneri che passano da Bob Marley a Gabriella Ferri. Una vera bellezza.
Le sagre erano feste di paese dove in primavera si gustavano i prodotti migliori delle piccoli comunità agricole dei dintorni. Vi si trovava il meglio perché erano organizzate come le nonne o le zie organizzano una cena per i figli e i nipoti in famiglia. La gente del posto festeggiava mangiando e bevendo i loro stessi prodotti. Cioè formaggi, maiale e vino. La ricorrenza era spesso religiosa e coincideva con l’anniversario della consacrazione della parrocchia. Per questo la sagra è sacra come il sagrato della chiesa. Luogo antistante la facciata e prospicente alla piazza dove infatti era solito organizzare queste feste.
Adesso le sagre richiamano gente da tutta la regione e costituiscono un importante richiamo per molti piccoli piccoli paesini. Alla sera vi sono veri e propri esodi di gente che abbandona l’afa notturna della pianura per sparpagliarsi tra i borghi collinari. Il turismo ha trasformato queste feste in una vera risorsa economica ed hanno imparato a sfruttare il mito di genuinità che rappresentavano. Le date si moltiplicano, i piatti tipici si moltiplicano, si inventano nuove sagre e ogni paesino tenta di accaparrarsi i privilegi sul nome di qualche animale da selvaggina, gnocco o frutto da macchia mediterranea. Con molte guerre con la categoria dei ristoratori che denunciano concorrenza sleale.
In nome della preservazione della genuina sagra pubblico qui il manifesto e i prerequisiti delle vere feste paesane. Fatemi notare se ho omesso qualche punto fondamentale:
- Alle vere sagre si mangia nei piatti di porcellana.
- Alle vere sagre si ascolta solo complessi con il sintetizzatore e tastiere.
- Ad una vera sagra, tra le reti del campo di calcetto, non si è mai visto ballare il latino americano.
- Alle vere sagre si paga poco e si spende il resto alla fiera di beneficenza.
- Le vere sagre durano pochi giorni e non si ripetono.
- Alla vera sagra si fa sempre i furbi con la fila alla cassa.
- Alle vere sagre non si devono vedere i peruviani o gli indiani d’America.
- Alle vere sagre i chioschi vendono croccanti, bomboloni e le pericolose coca cole gommose.
- Il men๠della vera sagra è appeso al tronco del pino vicino alla recinzione con 2 giri di nastro.
- Il men๠della vera sagra è stampato con caratteri grossi, multicolori e con il bordo doppio.
- Alle vere sagre si deve cacciare il posto a sedere come i cacciatori che hanno preso il cinghiale.
- Alla vera sagra c’è sempre il cinghiale in umido e le salsiccie coi fagioli.
- Sopra ai bagni della vera sagra c’è scritto “spogliatoi AC …” e il nome del paesino.
- Dalla vera sagra torni sempre con le scarpe impolverate.
- Alla vera sagra servono ciccioni, vecchi e ragazzetti.
- Alla vera sagra chi paga deve sempre far casino coi conti e chi serve deve sempre far casino con gli ordini.
- Alla vera sagra chi serve si fa perdonare con una bottiglia di vino in più.
- Non si è mai visto una vera sagra con una esibizione di car-modding.
- La vera sagra non ha un tetto. Al massimo una lamiera con appesi i numeri dei tavoli.
- Nello sterrato dietro alla vera sagra ci sono i calci in culo.
- Alla vera sagra ci sono i manifesti dei consigli comunali.
- Non si è mai visto una vera sagra sotto ad un gazebo.
- Alla vera sagra non ci sono gli stranieri.
- Alla vera sagra si arriva camminando un pò in salita e si parcheggia col freno a mano.
- Alla vera sagra c’è sempre solo un rosso e un bianco, ma si ordina il rosso.
- La vera sagra ha sempre un vero bar in muratura con i Chupa Chups sul bancone.
- Alla vera sagra si canta sempre al brindisino e senza brindisino come si fa.
- E senza brindisin come si fa.
- Alle vere sagre c’è la destra e la sinistra.
- Alle vere sagre ci sono le panche o le sedie di legno usate per le feste della contrada.
- Alla vera sagra si riordina sempre il vino.
- La vera sagra non ha mai il pavimento.
- Alla vera sagra si paga in euro ma si fa il conto in lire.
Tenete sempre bene a mente questi punti e suggerite quelli che secondo voi ho omesso.
Stampateli e portateli con voi quando scegliete una sagra.
Salvaguardiamo le sagre e proteggiamole dai turisti, dai taqquini palmari, dal tavernello e dagli indiani d’america.
4 commenti su "Prerequisiti della vera sagra"
2 Luglio, 2006 alle 23:51
Alle vere sagre ci sono sempre nuvole di moscerini intorno ai faretti.
Le vere sagre hanno un solo piatto tipico. Non uniscono due o più specialità per attrarre più gente.
Alla cassa delle vere sagre non si è mai visto un computer.
Alle vere sagre si paga tutti insieme e si divide dopo.
Alle vere sagre ci sono i vecchietti che portano la seggiola da casa per stare alle prode del liscio.
3 Luglio, 2006 alle 01:49
Alle vere sagre ci si slaccia sempre il primo bottone dei pantaloni appena finito di mangiare.
Alle vere sagre se vai con la camicia a quadrettoni grossi non sei mai fuoriluogo.
Alle vere sagre si rischia sempre di ammicare con insistenza alla figlia del poco comprensivo vivandiere organizzatore.
3 Luglio, 2006 alle 08:13
ah ah Gra, sei un grande
6 Luglio, 2006 alle 14:16
Alle vera sagra non si arriva mai prima delle 21.13