Il paese di Caldana a Gavorrano (Grosseto) è unico in Maremma. L’imponenza della chiesa rinascimentale è degna di uno sfarzo che si vede a Pienza o a Firenze. E nei secoli passati l’inusuale lusso circondato dal nulla era già motivo di discussione.
A Caldana non solo la chiesa sono sorprendenti ma anche le cantine nel sottosuolo. La preesistenza di un importante castello con le sue mura e la crescita successiva delle case nelle rimanenze delle antiche strutture medievali hanno creato una fusione e un intreccio affascinante di abitazioni e labirintiche cantine sotterranee.
Succede che scendi nel sottosuolo o entri in un portone, e ti ritrovi dall’altro lato del paese, attraversandone le pietrose viscere: scaloni, pozzi, cunicoli simili a catacombe che erano utilizzati (almeno in secoli più recenti) per conservare grano cereali e vino. Al contrario delle città del tufo, questi ambienti sono costruiti nelle rocce delle antiche mura e bastioni della antica città fortificata.
Gli scatti che ho realizzato li ho ottenuti con un telefono cellulare. Gli ottimi risultati sono frutto di un po’ di attenzione e dell’uso dell’intelligenza artificiale. Li pubblico come eccezioni ai miei scatti per documentare quanto l’uso minimale e filologico della tecnologia può andare contro tendenza e restituire la realtà e il passato delle cose.
Al contrario del trend che porta questo nuovo strumento ad una stucchevole sovrabbondanza di immagini, al surrealismo e alla spettacolarizzazione, ho usato lo strumento dell’A.I. in modo sottrattivo.
Il mio sopralluogo è stato casuale durante la festa d’autunno del paese, una delle poche occasioni per visitare questi ambienti. Il problema è che il glorioso passato era esteticamente rovinato dalla folla dei turisti e dalle colorate bancarelle piene di gatti di pezza, sagome di sughero, vetri, abbigliamento; fusti di birra sparsi e superfici tappezzate di tovagliette per aperitivi. Grazie ad alcuni strumenti all’avanguardia potenziati dall’AI generativa è stato possibile rimuovere gli elementi di disturbo con questi risultati.
La cosa interessante è che al contrario di quel che si pensa, questa tecnologia può essere più rispettosa del foto-ritocco tradizionale: l’intelligenza artificiale in questo senso è filologica: recupera quello che si istruisce come buono nello scatto e ricostruisce le parti mancanti in maniera sorprendentemente coerente. Un lento fotoritocco a mano o un faticoso intervento di pittura fotorealistica non sarebbe mai così fedele agli elementi reali circostanti e sicuramente poi invasivo e fantasioso.
Dopo la galleria delle immagini finali, pubblico l’esperimento mostrando il prima e il dopo.
Gli ultimi due scatti non hanno alterazioni: per lasciare folla e i trabiccoli è stato sufficiente addentrarsi nella parte più remota della cantina mentre la musica forte echeggiava tra le pareti, probabilmente un antico deposito di granaglie.